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I TREDICI POMPIERI DI CHORILLOS
La triste vicenda della compagnia #6
di Roberto VILLA
Nella millenaria lotta dell'uomo contro il fuoco, a noi contemporanei sono giunte solo notizie riguardanti le devastazioni più significative: la distruzione della biblioteca di Alessandria d'Egitto avvenuta tra il I° sec a.C. e il VII°, a causa di un incendio; il grande incendio di Roma scoppiato il 18 luglio del 64 d.C. che distrusse dieci dei quattordici quartieri lasciando circa 200.000 senzatetto; l'ugualmente devastante incendio di Londra del 2-5 settembre 1666 dove solo il Tamigi riuscì a fermare le fiamme risparmiando parte della città, ma lasciando 100.000 senzatetto; i numerosi incendi di vaste proporzioni che colpirono Milano nel 1071, 1075, 1104, 1105, 1106, 1124 e quello del 1162 che condusse la città alla sottomissione al Barbarossa; i cinquanta enormi incendi sviluppatisi dopo il sisma del 18 aprile 1906 a San Francisco e che causarono più di 3.000 morti.
Tutte queste notizie parlano di incendi devastanti, città arse dalle fiamme, perdite di vite incalcolabili ma in nessun resoconto, escluso qualche raro caso, si parla degli uomini che hanno cercato di combattere queste calamità.
Certamente il compito non è facile e, se si esclude la storia dettagliata della Militia Vigilum, voluta da Cesare Ottaviano Augusto nel 6 a.C. e giunta ai nostri giorni con dovizia di particolari, raramente si legge di atti di eroismo di questi "pompieri" del passato, delle loro difficoltà e delle attrezzature usate per impedire catastrofi ancora maggiori; eppure nei secoli passati, come oggi, uomini comuni hanno combattuto con mezzi e attrezzature inadeguate, armati solo di coraggio e spirito di sacrificio verso i propri simili.
Una di queste vicende poco conosciute si svolse dal 13 al 15 gennaio del 1881 in Perù a Chorillos, piccolo distretto appartenente geograficamente e politicamente alla provincia di Lima e situato a sud della capitale, durante la Guerra del Pacifico o "del salnitro" tra Colombia, Cile e Perù.
In questa località si erano stabiliti molti emigranti italiani, come del resto in tutto il Sud America; infatti agli inizi dell'800 queste terre, distanti migliaia di chilometri dalle proprie case, rappresentavano il "futuro" il "lavoro" la "sopravvivenza" per centinaia di migliaia di italiani senza speranza nel loro paese.
Nonostante il doloroso distacco dalla propria terra, dagli affetti, dalla abitudini, nel nuovo mondo si diedero da fare faticosamente ma ostinatamente non abbandonando le proprie tradizioni.
Una di queste era rappresentata dalla volontà unanime di avere una propria squadra di pompieri. In questa località, diventava realtà il 9 ottobre 1872 prendendo il nome dell'eroe dei due mondi Garibaldi. Cinquanta entusiasti emigranti ricambiavano l'ospitalità di un popolo mettendosi al suo servizio con le proprie casacche garibaldine.
Come sempre questi "eroici pompieri" ottennero ben presto la solidarietà e la stima degli abitanti locali; il loro entusiasmo e abnegazione durante le frequenti calamità, il soccorso fornito alle persone fecero si che "Los Garibaldinos" si integrassero perfettamente con la popolazione del posto
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Ma l'avvicinarsi della guerra portava presagi funesti anche a Chorillos; quando la squadra navale cilena bombardò il porto mietendo molte vittime, la squadra di pompieri si prodigò a tal punto nel portare sostegno e nel limitare i danni, che il Parlamento peruviano volle premiarla con una menzione d'onore.
Dopo vari bombardamenti navali che minarono le difese e fecero molte vittime, arrivarono le tragiche giornate del 13, 14 e 15 gennaio quando le forze cilene sbarcarono e, come in ogni guerra dalla più antica a quelle moderne, le prime truppe si distinsero per crudeltà, violenza e furore di vendetta.
I pompieri della "Garibaldi", nonostante fosse stato dato l'ordine di ritirata per la popolazione, ma tranquillizzati dalle autorità poiché "gli stranieri non avevano nulla da temere", continuarono nella loro disperata opera di spegnimento dei vari incendi appiccati dalla soldataglia cilena, nelle cui fila fu falsamente fatta girare la voce che gruppi di garibaldini sarebbero stati pronti a dare battaglia.
Nella furia della battaglia gli eroici pompieri di Chorillos azionavano le pompe cercando di limitare i danni, quando un ufficiale cileno, viste le divise dei pompieri, cominciò a sparare e a gridare "Los garibaldinos de Garibaldi nos atacan!".
Ai nostri non fu data nessuna possibilità di spiegazione e di difesa e cominciò la distruzione delle pompe che, rovesciandosi ustionarono i più vicini.
In breve tutta la squadra di pompieri fu fatta prigioniera; solo alcuni, lontani dalla mischia, riuscirono a fuggire.
I tredici pompieri furono trattati brutalmente e, legati alle code dei cavalli furono trascinati davanti al comandante delle truppe cilene Lynch, con la falsa accusa di aver sparato contro di loro e quindi di essere dei franchi tiratori.
L'equivoco non venne chiarito ed in breve, dopo un sommario processo, i tredici malcapitati eroi furono portati davanti a un plotone di esecuzione e fucilati.
La collettività non dimenticò il valore e lo spirito d'abnegazione di quegli intrepidi "bomberos" ed in seguito fu eretto un mausoleo in loro ricordo dove si ricordavano le gesta di:
Lorenzo Astrona
Filippo Borgio
Lucea Chiappe
Angelo Cipollini
Angelo Descalzi
Gio Batta Leopardi
Paolo Marzano
Enrico Nerini
Giuseppe Arengo
Giovanni Ogno
Giovanni Poli
Paolo Risso
Egidio Valentini
Incendiata la caserma, distrutte le attrezzature e le pompe la Compagnia dei Pompieri Volontari di Chorillos "Garibaldi" era distrutta.
Passarono alcuni anni dedicati alla ricostruzione della cittadina, alla ripresa delle attività e a cercare di dimenticare le atrocità che ogni guerra, in ogni epoca e in ogni paese comportano.
Finalmente il 13 febbraio 1893, dopo una lunga collaborazione tra peruviani e italiani residenti, la compagnia "Garibaldi" risorse dalle proprie ceneri e riprese servizio sotto gli ordini del Comandante Tenderi.
Nel 1957, il mausoleo ai tredici eroi della "Garibaldi", contenente i resti mortali fu trasferito, con una solenne cerimonia, dal modesto cimitero locale al luogo dove avvenne l'eccidio. In quell'occasione, molte autorità peruviane e delegazioni diplomatiche italiane parteciparono all'evento, ricordando con emozione e senso di gratitudine quei tredici pompieri italiani che, con spirito d'abnegazione, coraggio e sacrificio versarono il loro sangue in terra straniera.
Ancora oggi, a Chorillos, è presente una compagnia di pompieri volontari, forse fra di essi è presente qualche lontano discendente di uno dei tredici fucilati nel 1881. Sul braccio portano fieri ed orgogliosi l'emblema della compagnia: il tricolore italiano e la scritta "Garibaldi N° 6 Chorillos".
Sessione di Ricostituzione del 13 Febbraio 1893.
Discorso tenuto dal Comandante rieletto Don Ulderico Tenderini
Compatrioti: Si sente più vivo che mai l'amore della patria quando possiamo respirare l'aria benedetta che cullò la nostra infanzia, ne contempliamo la bellezza e la fecondità dei suoi campi, ne ammiriamo la bellezza e magnificenza dei suoi monumenti, ne rinfresca la nostra fronte affaticata per il giornaliero compito, la sua profumata brezza, ne contempliamo il suo bel cielo, pezzo del firmamento più bello e caro nel nostro cuore.
Distanti da quelle case in cui crebbe la nostra infanzia, sentiamo crescere, con quella tendenza irresistibile dell'uomo socievole, il desiderio dell'unione e della fraternità.
Al calore fecondo di questo pensiero, nacque la più bella ed umanitaria delle istituzioni italiane in questo accogliente e caro Paese, prima Patria dei nostri figli e seconda Patria nostra per elezione ed affetto, mi riferisco alla Società di Beneficenza Italiana, che nel nome della patria e, con la sollecitudine e l'amore di una madre accoglie nel suo seno l'indifeso, restituisce le forze perdute al malato e gli ridona la salute, sostiene l'orfano, istruisce l'ignorante, aprendo alla sua intelligenza nuovi orizzonti, dà finalmente, rispettabile sepoltura a chi abbandona la faticosa giornata della vita.
Ma questo grandioso pensiero non era abbastanza per soddisfare la tendenza e la necessità di associazione della colonia italiana in Perù, ed abbiamo visto nascere, svilupparsi e prosperare, tra noi, moltitudini di istituzioni, tendenti a stringere legami sempre più stretti fra tutti gli italiani residenti in questo caro e bel paese.
Di tutte queste nuove istituzioni nessuna è più nobile, più dedita, ne più eroica di quella dei pompieri.
L'istituzione decana di questo genere a Lima, è la compagnia dei pompieri Roma e la più antica, la Garibaldi nel Callao.
Se la creazione di tutti questi centri di unione degli italiani in Perù non fosse abbastanza per spiegare il sentimento d'amore alla patria, basterebbe fermarsi un istante a riflettere sui nomi con i quali si distinguono.
In effetti: Come simbolizzare meglio il nostro amore per la patria che intitolando con il nome di Roma la decana delle pompe di Lima? Roma, signori, capitale dell'Italia, simbolo dell'unità del nostro suolo, Roma la sede del governo della nazione, la città dei ricordi e delle tradizioni, quella che un tempo era signora e dominatrice del mondo, prima per il suo potere, prima per il suo progresso e prima per la sua cultura e la sua bellezza.
E la Garibaldi signori, non riassume un nome caro, una delle glorie più pure della patria? Che posso dirvi di lui che noi non sappiamo e conserviamo, con religioso culto, nelle vostre memorie e nei vostri cuori? Per questo motivo, la compagnia che ricostituiamo oggi, dopo lungo ed obbligato recesso, si rifugia, si protegge e prende quello stesso nome come bandiera gloriosa e cara, venerato e rispettato che pronunciano tutte le labbra italiane quando sentono necessità di ricordare la patria e di simbolizzare le sue glorie. Così si chiama la nostra antica compagnia che compì il suo dovere, in questo stesso suolo, in giorni luttuosi ed amari per il Perù.
Fratelli e nostri compagni furono: Chiappe, Pali, Descalzi, Leonardo, Astrana, Bargna, Cippolini, Marzano, Nerinni, Ognio, Orengo, Risso e Valentín, vittime del loro eroismo e della selvaggia e turbe ferocia dei conquistatori, io sento anche adesso il loro respiro in mezzo a noi, che ci uniscono ai sopravvissuti di quella barbara ecatombe che la memoria non dimenticherà mai e che il cuore sente ancora con l'intensità del primo momento.
Quelle ombre care staranno sempre al nostro fianco, il loro esempio ci servirà da stimolo, il loro ricordo ci incoraggerà, la loro fede farà si che la nostra non venga mai meno ed il loro sangue sarà proficuo e fecondo, perché la terra irrigata con il sangue dei martiri, produce martiri ed eroi.
Al ricordo patriottico della loro bandiera che indicò sempre il luogo del dovere e del pericolo, si prepararono al sacrificio e soccombero come eroi, per questo motivo i loro nomi leggendari sono passati alla posterità, i nostri cuori sentono per loro immensa gratitudine, la nostra memoria li ricorda con rispetto e le nostre labbra li benedice pronunciando i loro nomi tremanti d'emozione.
Scopriamo, signori, le nostre teste perché loro sono tra noi...!
Pagato il dovuto tributo in omaggio ai nostri gloriosi compagni, assolvo al mio proposito di tributare un omaggio di ringraziamento alla Società di Beneficenza di Lima, e specialmente al signor Agustín De La Puente, per la concessione gratuita del luogo dove riposano in pace i loro venerati resti, e comunicarvi che conservando il nome di Garibaldi con cui venne fondata questa stessa compagnia, compiamo un doppio dovere, in primo luogo di fedeltà alla nostra bandiera tradizionale ed il secondo di gratitudine a quel nome caro il cui solo ricordo genera eroi!!
Evviva l'Italia!!!!
Evviva il Perù!!!!
Onore ai nostri fratelli
Traduzione di Pietro Liberati 2008© copyright Peruan-Ità -Milano Italy